Richiedere l’Isee è importante per accedere a diversi bonus e agevolazioni, ma presentando una certificazione errata si rischiano pesanti sanzioni.
Tantissimi contribuenti hanno già richiesto, in queste settimane, il nuovo Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), considerato che la vecchia certificazione era valida sino al 31 dicembre dello scorso anno.
L’Isee contiene tutte le informazioni relative alla situazione reddituale e patrimoniale di un nucleo familiare e rappresenta lo strumento principale per accedere a diversi bonus e agevolazioni o, in altri casi, per calcolare l’importo da erogare al richiedente. Considerata quanto appena detto, diventa fondamentale presentare una certificazione con tutte le informazioni corrette, in caso contrario possono scattare pesanti sanzioni per i trasgressori.
Dai primi giorni di gennaio, molti contribuenti hanno provveduto a richiedere l’Isee valido per l’anno in corso. Aggiornare la certificazione permette di accedere a molti bonus ed agevolazioni che vengono proprio erogate solo ai richiedenti con specifici limiti reddituali. In altri casi, la certificazione viene utilizzata per il calcolo degli importi destinati ai vari beneficiari.
Facendo alcuni esempi, per richiedere Assegno di Inclusione o la Carta Dedicata a Te è fondamentale rispettare specifici limiti reddituali, mentre per l’Assegno Unico Universale o il bonus nido, l’Isee determina le somme destinate ai percettori.
L’aggiornamento dell’Isee può essere richiesto rivolgendosi ad un Caf o un patronato o, in alternativa, in via telematica usufruendo del servizio presente sul portale online di Inps. In ogni caso è necessario presentare una nuova Dsu (Dichiarazione Sostitutiva Unica), documento in cui sono riportate tutti i dati anagrafici, reddituali e patrimoniali del contribuente che permetteranno di calcolare il valore Isee.
Se la Dsu dovesse contenere dati non corretti, inevitabilmente il calcolo dell’Isee non rispecchierà l’esatta situazione economica del richiedente. Questo potrebbe comportare sanzioni amministrative e, nei casi più gravi, penali.
In particolare, chi ha percepito una somma di denaro legata ad una prestazione economica riconosciuta dopo la presentazione dell’Isee non corretto rischia la revoca del contributo, ma anche sanzioni che variano in base all’importo indebitamente percepito. Nel dettaglio, se la somma non supera i 3.999,96 euro, la sanzione varia da 5.164 euro a 25.822 euro, ma non potrà superare di tre volte l’importo percepito. Superando la soglia dei 3.999,96 euro, si rischia la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Infine, l’ente che ha erogato la misura richiederà le somme indietro.
Se l’errore è stato commesso da un Caf o da un professionista per negligenza, il soggetto può inoltrare una diffida chiedendo la correzione degli errori ed eventualmente il risarcimento. Infine, quando un contribuente si accorge dell’errore, entro 15 giorni può inviare modello integrativo FC3 o una nuova Dsu che permetterà di ottenere il calcolo corretto.
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