Incredibile notizia che arriva da oltre oceano: Elon Musk vuole lasciare il suo posto alla Casa Bianca e ha già detto da quando accadrà.
Per mesi ha fatto parlare di sé più del solito, e non per un razzo nello spazio o un’auto che si guida da sola. Stavolta, Elon Musk era volato a Washington per occuparsi di qualcosa di ben più concreto: tagliare e ridurre la spesa pubblica federale degli USA.
Lo aveva fatto da capo del DOGE, acronimo che sta per Dipartimento per l’Efficienza Governativa. Ma adesso, la sua avventura politica è pronta a chiudersi. L’annuncio è arrivato con una delle sue solite frasi taglienti: “Missione (quasi) compiuta”.
Il suo incarico, affidatogli direttamente dall’amministrazione Trump, aveva una scadenza ben precisa: 130 giorni. Una specie di “commando economico” chiamato a rimettere in riga un sistema ritenuto troppo costoso e inefficiente.
Nel frattempo, Musk ha portato avanti un piano di riduzione della spesa pubblica che ha scosso parecchi equilibri. L’obiettivo principale era di tagliare 1.000 miliardi di dollari dal deficit federale.
Per farlo, ha usato strumenti molto drastici: vendite di beni pubblici, cancellazioni di contratti, tagli al personale e chiusura di agenzie governative intere. Secondo le stime fornite dallo stesso DOGE, finora i risparmi per i contribuenti ammonterebbero a circa 115 miliardi.
Musk non ha mai fatto mistero di come la pensasse: secondo lui, il governo americano è un’enorme macchina sprecona, che può funzionare meglio con il 15% in meno di spese.
Non una visione neutra, certo ma un punto di partenza preciso. “L’America sarà più solida, i servizi essenziali continueranno a esistere”, ha spiegato, convinto che la sua “cura” fosse l’unica possibilità per rendere il sistema sostenibile.
E mentre alcuni economisti hanno apprezzato la sua capacità di portare alla luce falle croniche del sistema, altri hanno iniziato a farsi domande. Il taglio è stato troppo veloce? Troppo profondo? Gli effetti collaterali rischiano di superare i benefici?
Le proteste non si sono fatte attendere. Decine di migliaia di lavoratori del settore pubblico si sono trovati senza lavoro da un giorno all’altro. Agenzie come USAID e CFPB, con migliaia di dipendenti, sono state quasi completamente smantellate. E con esse, sono spariti interi comparti dedicati alla protezione dei consumatori e all’assistenza internazionale.
Ma non è finita lì. Atti vandalici contro Tesla, denunce per violazioni dei diritti dei lavoratori, critiche dai sindacati e dai collettivi civici. L’eredità di Musk come capo del DOGE è tutt’altro che tranquilla. Anche perché molti temono che, una volta spenti i riflettori, i danni si faranno sentire a lungo.
Il suo addio è previsto per la fine di maggio. Dal 1° giugno, Musk tornerà a tempo pieno nelle sue aziende. E gli Stati Uniti si ritroveranno a fare i conti con una macchina amministrativa completamente diversa da quella di inizio anno. Meno costosa, ma anche più fragile?
La risposta, come sempre, arriverà nel tempo. Intanto, il suo passaggio a Washington resterà uno dei più discussi della storia recente americana.
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